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Lsu/Lpu, sindacati contro i ritardi della Regione      
  1 febbraio 2012
 

Cgil, Cisl ed Uil denunciano intoppi amministrativi e lungaggini burocratiche della Regione che penalizzano i lavoratori


CATANZARO. Cgil, Cisl e Uil, con le rispettive federazioni di categoria, prendono posizione sulla vertenza dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità. “Ancora disagi e rabbia - scrivono - fra i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità, il 2012 per Lsu e Lpu si è infatti aperto all’insegna di ritardi e promesse non mantenute, ancora una volta sono intoppi amministrativi e lungaggini burocratiche a lasciare senza sussidi ed integrazioni dell’orario di lavoro, per i mesi arretrati da ottobre 2011 ad oggi, circa 5.200 persone. Nel prendere atto che sono stati trasmessi da tempo i decreti di impegno delle risorse economiche da parte del Dipartimento Lavoro, è però inaccettabile - continua il documento - che dal 2 di novembre scorso quando lo stesso Presidente Scopelliti insieme all’assessore al bilancio Mancini assicurarono il saldo delle mensilità maturate, firmando il verbale con le organizzazioni sindacali che sospesero, in virtù di tale accordo, lo sciopero generale già proclamato, siano passati invano 3 mesi”. La Regione, secondo i sindacati, “non ha più alibi, non ci sono alla data odierna i vincoli derivanti dal patto di stabilità, eppure le risorse necessarie sono ancora ferme in Ragioneria, si tratta solo di inefficienza amministrativa oppure manca invece la volontà politica di affrontare con serietà la questione, occorre fare chiarezza e mantenere gli impegni assunti. Certo un primo segnale di distensione - si evidenzia - potrebbe essere il ripristino delle anticipazioni quadrimestrali, già in uso per effetto di un protocollo firmato con la precedente Giunta, delle risorse ai comuni ed agli enti per assicurare almeno il pagamento regolare delle spettanze, che come organizzazioni sindacali unitariamente abbiamo chiesto più volte, e di cui si fa fatica a capire il diniego. Senza dimenticare però che LSU e LPU - continua il documento - rappresentano un bacino di precariato che troppo tempo ha aspettato e che necessita di una soluzione di prospettiva, non sarà certamente il saldo degli arretrati maturati a risolvere il problema, per questi motivi chiediamo all’Assessore al lavoro Stillitani un incontro per fare il punto sul processo di stabilizzazione, che deve ripartire dal tavolo nazionale con il Governo, la cui convocazione era negli impegni dell’accordo firmato il 2 novembre, visto che il nuovo Governo è da tempo in carica ma non risulta in calendario nessun incontro con la Regione Calabria in merito nonostante le reiterate richieste del Sindacato”. Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uil Temp, si legge nella nota, “ritengono infatti che la discussione nazionale sulla riforma del mercato del lavoro deve trovare invece al suo interno uno spazio per gli oltre 5.200 Lsu ed Lpu calabresi, affrontare la lotta alla precarietà in Calabria non può che partire proprio dal completare il processo di stabilizzazione di questa forma di precariato crudele perchè ormai quindicennale, insopportabile perchè costringe nel limbo dell’incertezza esistenziale migliaia di giovani e di donne che operano nei comuni e negli altri enti calabresi garantendone il quotidiano funzionamento. Il Sindacato unitariamente- scrivono le tre federazioni - ha finora responsabilmente fatto la sua parte, avviando la mobilitazione e sospendendola nel momento in cui Scopelliti ha firmato il verbale del 2 novembre 2011, e pur consci delle mutate condizioni finanziari e normative che in passato hanno consentito nel recente passato di stabilizzare circa 5.000 Lsu Lpu, chiede però adesso con determinazione la ripresa del processo di stabilizzazione, sapendo che occorreranno deroghe nazionali e volontà politica, ma la Calabria non può permettersi che ci siano, da oltre 15 anni, lavoratori di fatto in nero nei propri comuni e negli enti, e decine di milioni di euro già nella disponibilità della Regione inutilizzati, ed inutilizzabili in mancanza di un piano vero di stabilizzazione che superi i limiti e i paletti del blocco del turn over e dei patti di stabilità nei comuni”.

 
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