Il Consiglio di Stato blocca la centrale del Mercure: 150 posti a rischio |
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2 agosto 2012
CATANZARO. Il Consiglio di Stato ha annullato per un vizio di forma il Decreto della Regione Calabria (13 settembre 2010 n.13109) che autorizzava l’Enel all’esercizio della centrale a biomasse del Mercure. A renderlo noto è la stessa società elettrica. “La Sesta Sezione del supremo organo di giustizia amministrativa - recita un comunicato stampa - ha riscontrato un vizio procedurale dovuto alla mancata convocazione di una delle parti alla Conferenza dei Servizi. La sentenza prefigura la chiusura dell’impianto Enel dove lavorano attualmente 150 persone. L’azienda - è scritto ancora - ha investito 70 milioni di euro per realizzare una moderna centrale a biomasse vegetali di piccola taglia che può vantare standard di qualità ambientale molto elevati”. Intanto il Comitato per la riattivazione della Centrale del Mercure ha proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori. “Apprendiamo con profondo sconcerto e sconforto” la decisione del Consiglio di Stato, ha detto il presidente del comitato, Antonio Domenico Derenzo, e “grazie all’opera senza fine di finte associazioni ambientaliste e burocrati azzeccagarbugli vanno in fumo dieci anni di lavori e autorizzazioni, e un’opportunità di lavoro per migliaia di lavoratori della filiera biomasse”. Il comitato ha poi annunciato “l’intenzione di dare atto a forme di protesta” in modo che “i responsabili di questo scempio vengano allo scoperto e scongiurino la chiusura definitiva dell’impianto”. “Lo stop del Consiglio di Stato all’entrata in esercizio della centrale del Mercure è una buona notizia. Anche se solo grazie a un vizio di forma è stato intanto fermato l’abuso con cui la Regione Calabria ha violato le prerogative della Regione Basilicata e calpestato i diritti e gli interessi legittimi dei cittadini lucani”. Lo afferma, in una nota, il presidente dei senatori dell’Italia dei Valori, Felice Belisario. “La realizzazione di una centrale a biomasse da oltre 30 megawatt nel parco del Pollino, un’area protetta di altissimo pregio - aggiunge - è una pericolosissima follia. L’impianto è inevitabilmente destinato ad avere impatti devastanti sull’ambiente, sull’ecosistema, sulle specie protette e, soprattutto, sulla salute dei cittadini. L’incompatibilità con il territorio è talmente evidente da dover essere ovvia, eppure sfugge al ministro Clini, secondo chi si batte contro l’attivazione della centrale si attarda in azioni di tipo ideologico e fa propaganda”. “Evidentemente - conclude Belisario - Clini dimentica di essere ministro dell’Ambiente e parla da ministro dell’Industria”.
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