12 settembre 2014
VIBO VALENTIA. La gendarmeria argentina, ha arrestato Pantaleone Mancuso, 53 anni, detto l’Ingegnere, latitante dal 2 aprile scorso poiché inseguito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere da parte del gip distrettuale di Catanzaro, Assunta Maiore, in quanto accusato in un’inchiesta della Dda di Catanzaro del duplice tentato omicidio della zia Romana Mancuso e del figlio Giovanni Rizzo avvenuto il 26 maggio 2008. Pantaleone Mancuso è stato fermato dalla polizia argentina al confine con il Brasile ed è stato riconosciuto grazie all’azione dell’interpool sudamericana mentre cercava di entrare nel paese a bordo di un bus turistico con un documento argentino falso. Pantaleone Mancuso è fratello dei più noti boss Giuseppe (sta scontando l’ergastolo), Diego (condanna definitiva a 16 anni di reclusione) e Francesco, alias “Tabacco”, (condannato in via definitiva per associazione mafiosa). Insieme a Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”, è accusato del tentato omicidio di Romana Mancuso e Giovanni Rizzo, anche il figlio del boss, Giuseppe Mancuso, attualmente detenuto a Vogheta. Pantaleone Mancuso è stato bloccato con documenti falsi. Ad accusare Pantaleone Mancuso, la testimone di giustizia Ewelina Pytlarz, ex moglie di Domenico Mancuso, cugino di Pantaleone Mancuso. Intanto la Procura distrettuale antimafia di Catanzaro ha avviato all’Argentina la richiesta di estradizione in Italia del boss Pantaleone Mancuso. Sull’arresto, il procuratore di Catanzaro Vincenzo Lombardo ha espresso “soddisfazione per la caratura del personaggio, elemento di spicco del clan Mancuso di Limbadi e discendente della generazione degli undici fratelli che hanno dato vita ad una delle famiglie di ‘ndrangheta più potenti dell’intera Calabria”. Pantaleone Mancuso è infatti figlio del defunto Domenico Mancuso (cl. ‘27), ritenuto insieme al fratello Francesco, detto “Ciccio” (anche lui deceduto), il fondatore sul finire degli anni ‘60 dell’omonimo casato di ‘ndrangheta. Pantaleone Mancuso, fratello più piccolo dei boss Giuseppe, Diego e Francesco detto “Tabacco”, è stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel processo nato dall’operazione antimafia “Dinasty” (pena già interamente scontata) ed è attualmente imputato per estorsione ed altri reati aggravati dalle modalità mafiose nel processo nato dall’operazione “Impeto” ancora in corso al Tribunal di Vibo Valentia.
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